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CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA
(CONFESSIONS OF A DANGEROUS MIND)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 10 maggio 2003
 
di George Clooney, con Sam Rockwell, Drew Barrymore, George Clooney, Julia Roberts (Stati Uniti, 2003)
 
In un film "sulla TV spazzatura e la CIA" come afferma di aver voluto fare nella sua opera di esordio alla regia un mito del glamour contemporaneo come George Clooney sarà meglio non riferirsi più di tanto A MAN ON THE MOON, di Milos Forman: un capolavoro (oltretutto maledetto, poiché lungi dall'aver avuto a suo tempo il successo che meritava) sul tema della manipolazione, della follia dell'apparire, dei confini incerti fra finzione e realtà che offre una riflessione sul piccolo schermo che condiziona la nostra esistenza.

Detto questo, quello di CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA è lungi dal rappresentare una banale transizione al di qua della macchina da presa da parte di un attore bravo e fortunato. Basata sulla sceneggiatura di qualcuno che conosce molti trucchi del mestiere come Charlie Kaufman ( BEING JOHN MALKOVICH) è la storia, giustamente assurda ed ambigua, di Chuck Barris: inventore negli anni settanta dello show televisivo cretino quanto ovviamente di successo che ci accompagna d'altronde tuttora, fidanzati scoperti o recuperati al buio, concorrenti ridicolizzati dal pubblico e dal presentatore stesso e via dicendo. Come lo straordinario Jim Carrey del film di Forman, Chuck Barris vive sulla propria pelle le contraddizioni dei miti contemporanei, passando dall'amore incondizionato del proprio pubblico all'odio ed all'oblio. Con una particolarità: in piena depressione, Barris si rinchiude per due anni in una stanza d'albergo a scrivere la sua autobiografia. Nella quale confessa di essere stato, oltre che un perverso idolo televisivo, un killer per la Cia autore di una trentina di omicidi (coperti dai viaggi premio all'estero effettuati dal presentatore assieme ai suoi protagonisti...).

Vero, falso? Clooney assume il punto di vista del protagonista (Sam Rockwell, premiato a Berlino) e lascia di conseguenza tutto e tutti nell'ncertezza. Con qualche comprensibile alto e basso il regista coglie bene nel segno di quella personalità schizoide; che se nella vita si fa amare dalla brava fidanzata Drew Barrymore, nella fantasia è sedotto dalle grazie mitiche dell'agente segreta (una Julia Roberts non proprio a suo agio). E di una società, che si nutre di miti fasulli destinati a strumentalizzarla. Una strumentalizzazione che gioca tutto a favore del discorso del film: che la realtà degli show televisivi sia altrettanto dubbia di quella degli intrallazzi dei maestri dello spionaggio?


   Il film in Internet (Google)

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